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Scoperti negli Stati Uniti i due deposti di litio più grandi del mondo: cambieranno il futuro dell’energia pulita?

Riserve immense del prezioso metallo trovate in un lago a sud della California e all’interno di una caldera sul confine tra il Nevada e l’Oregon. Le auto elettriche ora verranno alimentate da batterie americane.

di Enrico Maria Corno

Dieci anni fa la scoperta di un giacimento di minerali, per quanto rari, avrebbe mai trovato spazio sulle prime pagine dei giornali? Pur passata la pandemia, stiamo ancora attraversando un periodo di scarsa reperibilità di materie prime per le quali scoppiano guerre,  auspicabilmente solo commerciali: stiamo parlando non solo di petrolio e gas ma anche di litio, componente fondamentale per le batterie di vetture e smartphone e per i sistemi di accumulo di energia rinnovabile. E allora due mesi fa la notizia della scoperta, nel sottosuolo della Francia nordorientale, di un gigantesco deposito da 46 milioni di tonnellate di litio ha fatto il giro del mondo. Del resto questo, che è il più grande giacimento mai trovato nella storia, potrebbe un giorno cambiare gli equilibri internazionali tra paesi produttori e importatori di energia pulita.
In maniera analoga, in questi ultimi giorni ha fatto scalpore leggere sui giornali americani i risultati di uno studio promosso dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti che pare aver portato alla luce un immenso deposito di litio sotto il Salton Sea in California, tra Los Angeles e San Diego, già conosciuto per essere stato oggetto di campagne ecologiste per il salvataggio della sua fauna ittica e delle sue sponde inquinate. Si stima che il serbatoio sotterraneo di fango bollente, una volta filtrato, contenga litio sufficiente per produrre 375 milioni di batterie per veicoli elettrici. Se le stime fossero confermate, questo giacimento potrebbe garantire il futuro dell’energia pulita decarbonizzando quantomeno l’economia americana e creando posti di lavoro, grazie ad una solida e meno vulnerabile catena di approvvigionamento.

Scoperti negli Stati Uniti i due deposti di litio più grandi del mondo che cambieranno il futuro dell’energia pulita

Oltre il riciclo delle batterie usate

La notizia segue di pochi mesi quella che invece riguardava la scoperta di un altro giacimento di dimensioni simili all’interno della caldera McDermitt, un ex vulcano spento sul confine tra Nevada e Oregon, dove è stato stimato si possano trovare fino a 120 milioni di tonnellate di litio metallico all’interno di un cratere vulcanico formatosi circa 16 milioni di anni fa. L’estrazione tuttavia è al momento contestata da gruppi di nativi americani per i quali l’area è sacra in quanto teatro di un massacro nel 1865. Anche una sola di queste fonti è in grado di cambiare le dinamiche del mercato mondiale del litio e perfino la geopolitica internazionale, superando la domanda globale per decenni.

Scoperti negli Stati Uniti i due deposti di litio più grandi del mondo che cambieranno il futuro dell’energia pulita

Non è tutto litio quel che luccica 

Il litio è stato generato dalla natura in almeno due modi diversi. A volte si trova direttamente tra i minerali che compongono alcune rocce come le pegmatiti australiane da cui peraltro ha origine il 47% della produzione mondiale. Il resto si trova in una sorta di salamoia, un fango ricchissimo di minerali e sali che ha origine dall’accumulo di sabbie e polveri sul fondo di alcuni bacini naturali: è il caso della produzione cilena, cinese e argentina e dei due nuovi siti americani. In questo caso, il magma eruttato in passate ere geologiche che conteneva litio e molti altri minerali si è solidificato e poi degradato, diventando un minuscolo detrito che è stato trasportato dai fiumi concentrandosi in date aree. Trovato il litio (la cui concentrazione sfiora il 2% del fango), però, ora comincia la tutt’altro che scontata sfida per estrarlo su larga scala in maniera veloce, efficiente e sostenibile senza quelle pratiche dannose per l’ambiente, attualmente prevalenti, come le vasche di evaporazione e l’abuso di risorse idriche. Moltissime società multinazionali, tra cui Stellantis, stanno già investendo in tecnologie per la sua estrazione da quella salamoia argillosa in cui viene trovato.

Fonte
corriere.it
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