Tecnologia

L’IA per la scuola sarà molto più di un “copia e incolla”- di Pier Luigi Pisa

Nel campus di Google, a Mountain View, abbiamo visto novità interessanti sull'intelligenza artificiale applicata all'insegnamento e all'apprendimento. Ce le ha illustrate Benedict Gomes, l’ingegnere che ha contribuito all’ascesa del motore di ricerca dell’azienda. Ora Gomes si dedica agli strumenti Google dotati di IA che puntano ad accelerare e semplificare la conoscenza

Nella lista delle “100 cose annunciate alla Google I/O” – la conferenza annuale dedicata agli sviluppatori che lavorano sulle tecnologie Google – il progetto Illuminate viene citato alla posizione 99 e 100.

Ma tra tutte le cose che abbiamo visto a Mountain View, Illuminate è una di quelle che ci ha colpito – e ci è piaciuta – di più. Perché si tratta di una brillante applicazione dell’intelligenza artificiale generativa all’insegnamento.

Illuminate è un dei laboratori sperimentali di Google. Ed è stato pensato per trasformare i paper accademici – tra le principali fonti di conoscenza del mondo – in discussioni audio.

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In pratica l’IA generativa di Google analizza un paper e poi produce una conversazione tra due voci sintetiche – una maschile e una femminile – che espongono i passaggi chiave di quel documento in modo estremamente naturale, come farebbero due protagonisti di un podcast.

In questo modo la comprensione di uno specifico argomento, seppur complesso, risulta più semplice e di certo più accattivante. Non solo. In ogni momento l’utente può interrompere la conversazione generata dall’IA per fare delle domande su ciò che sta ascoltando. E l’intelligenza artificiale produrrà immediatamente una risposta.

 

L’idea di trasformare un contenuto scritto – o una serie di contenuti – in una conversazione virtuale a cui l’utente può prendere parte, è anche alla base di un altra novità annunciata a Google I/O. Si tratta di Audio Overview per NotebookLM, che sostanzialmente fa la stessa cosa di Illuminate: crea una discussione personalizzata, ma in questo  caso a partire da materiali caricati dall’utente.

 

In questa fase Illuminate è ancora in fase di sviluppo e il suo utilizzo non è aperto a tutti. Ma sappiamo già come funzionerà. E sul sito web che ospita il laboratorio ci sono già i primi esempi del lavoro che può svolgere.

Ce li ha mostrati, poco ore dopo il Google I/O, Benedict Gomes, SVP di Education & Learning di Google, la divisione di Big G che si occupa di progettare gli strumenti e le risorse dedicate all’istruzione e alla gestione delle lezioni da parte dei docenti (l’esempio più popolare, molto usato anche in Italia, è Classroom).

 

Ben Gomes
Ben Gomes 

Con un sorriso entusiasta, Gomes ha avviato la riproduzione della discussione virtuale incentrata sul paper “Attention Is All You Need”uno degli studi più importanti degli ultimi anni sull’intelligenza artificiale generativa. Una voce maschile introduce l’argomento, per poi chiedere: “Qual è il concetto chiave?”. A questo punto interviene un’altra voce, femminile, che risponde al quesito.

Benedict Gomes, che tutti in Google chiamano semplicemente “Ben”, è arrivato in Google nel 1999. L’azienda era stata fondata appena un anno prima. E all’epoca Google era “solo” un motore di ricerca, a cui Gomes ha contribuito in modo fondamentale per molti anni, fino a essere nominato nel 2018 a capo di Google Search, il team che si occupa del prodotto più prezioso dell’azienda.

Gomes ha lasciato Google Search un anno fa, per passare al settore che si occupa di sviluppare strumenti dotati di IA per l’apprendimento e l’istruzione. Anche qui c’è molto lavoro da fare. I risultati non porteranno nelle casse di Google fiumi di denaro, ma non per questo sono meno importanti.

“Credo che tante persone utilizzano Google per ottenere delle informazioni – ci ha detto Gomes – ma in molti casi queste informazioni servono per imparare qualcosa. E quindi attraverso Gemini stiamo cercando di rendere l’apprendimento più attivo”.

Gemini è l’IA più avanzata di Google. Come tutte le IA generative, è in grado di generare testi sulla base dei dati che ha studiato nella fase di addestramento. Si è a lungo temuto – e si teme ancora – che questa capacità possa agevolare fin troppo gli studenti, che in linea teorica potrebbero utilizzare l’IA per svolgere compiti senza studiare.

Ma questa tecnologia può avere, allo stesso tempo, un impatto positivo sulla formazione degli studenti. In molti sono convinti, inoltre, che l’IA aiuterà a ridurre il divario tra paesi ricchi e paesi poveri nel campo dell’istruzione.

Gomes ci ha mostrato un altro strumento sperimentale di Google che punta a spiegare concetti complessi proprio attraverso l’intelligenza artificiale generativa.

Si tratta di una piattaforma web strutturata come una specie di libro interattivo, dove le informazioni vengono sintetizzate, i concetti chiavi evidenziati in piccoli box, e ogni argomento presenta suggerimenti di approfondimento, attraverso domande che invitano l’utente a scoprire di più sull’argomento trattato. Il tutto, ovviamente, viene prodotto e ordinato in un attimo dall’IA generativa, sulla base di una domanda qualsiasi.

Abbiamo visto come funziona la piattaforma chiedendo all’IA di spiegare “il problema dei tre corpi”.

“Il problema dei tre corpi è legato alla fisica, ma se cerchi direttamente su Google c’è la possibilità che esca fuori un libro, oppure la serie tv che ha un titolo identico” afferma giustamente Gomes, che sottolinea come sia indispensabile separare le informazioni vitali per l’apprendimento dal “rumore” che le avvolge: “Quando devi imparare qualcosa, è essenziale la struttura che c’è intorno alle informazioni”.

Quindi è questa la differenza tra l’IA che aiuta l’apprendimento e il futuro della ricerca sul web basato su Gemini.

È evidente che uno studente potrebbe cercare le stesse informazioni direttamente su Google. “Ma noi stiamo costruendo qualcosa di diverso e specifico. Si tratta di una pagina che prevede dei moduli: a volte vedrai dei concetti evidenziati da memorizzare, altre volte dei quiz, il tutto senza perdere mai di vista l’argomento principale” ci ha spiegato Gomes.

Certo, il problema delle “allucinazioni” – la tendenza delle IA a commettere errori – non aiuta. La possibilità di impare qualcosa di sbagliato non dovrebbe essere contemplata. “I LLM [Large Language Models su cui si basano le IA generative, nda] migliorano costantemente – ci ha detto Gomes – e confidiamo nel fatto che questo problema diventi sempre meno evidente.

La madre di Ben Gomes, che è nato in Tanzania e ha trascorso i primi anni di vita in India, era un’insegnante di geografia. Da lei ha imparato a essere curioso. “Quando eravamo insieme, all’aperto, mi chiedeva: ‘Sai come si sono formate quelle montagne?’ oppure ‘Perché pensi che questo fiume sia qui?’”.

“A quelle domande, all’epoca, non poteva rispondere Google” ha aggiunto Gomes sottolineando il ruolo fondamentale che l’azienda di Mountain View svolge nel diffondere la conoscenza. “Con il nostro lavoro vogliamo stimolare la curiosità delle persone, invitandole ad approfondire un argomento con una serie di domande – ci ha detto ancora Gomes – e vogliamo anche aiutare gli insegnanti a pianificare meglio le loro lezioni e ad affrontare con più risorse una professione complessa, su cui ricade gran parte delle responsabilità del sistema educativo”.

A 55 anni Ben Gomes lavora affinché i giovani possano raggiungere, grazie all’IA, i suoi stessi traguardi.

L’ingegnere e manager di Google può dire ora di aver realizzato il sogno di quando era un bambino: “Ero un geek, desideravo solo immergermi in una libreria – ci ha detto Gomes – e quella che stiamo creando con Gemini in fondo è una biblioteca moderna, quindi non credo che avrei potuto chiedere di meglio”.

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