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Italia

Europee 2019, le sfide dei leader: dallo scontro Di Maio-Salvini agli altri partiti

I due vicepremier si giocano i futuri equilibri nella maggioranza di governo. Il debutto del Pd di Zingaretti, Berlusconi e la «soglia psicologica» del 10% per Forza Italia, la scommessa di Giorgia Meloni sull’asse sovranista e la rincorsa al 4% per Emma Bonino

Di Maio e la sfida M5S: un 2° posto per non cedere alla Lega

Lo zenit e il nadir per Luigi Di Maio e i Cinque Stelle hanno numeri ben precisi. L’orizzonte del Movimento è tutto chiuso tra il 32,7 ottenuto lo scorso anno alle Politiche (il confronto più recente) e il 21,1 delle Europee del 2014, il risultato finora peggiore ottenuto dai pentastellati in una competizione nazionale. Il dato del 2018 rappresenta più che altro un punto di riferimento per calcolare quanto ha gravato sull’appeal del M5S il governo del Paese. Per il capo politico — che ha trascorso la vigilia del voto con la fidanzata Virginia Saba — l’obiettivo è tenere l’asticella sopra l’esito delle scorse Europee: un modo per non avere un divario troppo sensibile dalla Lega e garantire in questo modo la tenuta del governo. Per Di Maio e per la sua leadership si tratta di un test chiave. Il Movimento è consapevole del calo nei sondaggi avuto nei primi mesi di governo e cerca una ripresa e una conferma.

Salvini e la Lega: 30% e 4 milioni di voti per decidere su tutto

L’ultima provocazione allo sfidante, Matteo Salvini l’ha lanciata sulla chiusura del Mercatone Uno. Ha parlato come se il ministro del Lavoro fosse lui e non Luigi Di Maio, ha promesso di impegnarsi «personalmente» e di incontrare «sindacati, lavoratori, fornitori e proprietà». Sarà vero, come sospetta il capo politico del M5S, che ha chiesto i voti «per aprire la crisi?». Salvini nega, ma saranno i numeri e non le parole a decidere le sorti dell’esecutivo. Il sorpasso della Lega sul M5S, il vicepremier lo dà per scontato: «L’anno scorso presero il 32% e noi il 17%… È molto probabile che la Lega cresca e qualcun altro scenda». Più stretta sarà la forbice tra i due partiti fondatori, più il governo potrà resistere e forse anche consolidarsi, mentre uno squilibrio troppo ampio aprirebbe un varco alla crisi. Consapevole di quanto sia volatile l’elettorato italiano, Salvini nei giorni scorsi ha abbassato l’asticella: «Tutto quello che c’è sopra al 17% per noi è una vittoria».

Zingaretti al debutto: dal verdetto dipenderà l’unità del Pd

Nicola Zingaretti è alla sua prima grande prova elettorale su scala nazionale. Il segretario del Pd sa di giocarsi molto, anche se all’apparenza ha trascorso una sabato come tanti. La mattina riunione per i consultori del Lazio nella sua veste di presidente della regione. Più tardi è andato a fare la spesa con Cristina, la moglie, dopo, con tutta la famiglia a pranzo, nell’osteria dell’Unione Rugby Capitolina. È nelle sua indole cercare di diluire le ansie e tentare di dar loro il giusto peso. Eppure è ben conscio dei rischi che il voto comporta. E anche delle opportunità. L’asticella del risultato l’ha fissata lui stesso: «Il 22-23 per cento sarebbe una vittoria».

Berlusconi e la «soglia psicologica» del 10%

La sua campagna elettorale è stata come un coro da stadio: «Non mollare mai». Silvio Berlusconi ha lottato fino all’ultima ora utile per tenere alta la bandiera della sua Forza Italia, nonostante un’operazione d’urgenza all’intestino a due settimane dal voto, l’età, la fatica e un partito depresso con pericolosi segnali di sbandamento. Ieri si è riposato ad Arcore, dove oggi aspetterà il risultato dei suoi sforzi dopo aver votato attorno alle 12 nel seggio di via Scrosati a Milano. Non ha voluto né potuto fermarsi, perché l’uomo è fatto così e perché ha ancora la speranza — e l’ambizione — di poter essere «centrale» negli equilibri politici dei prossimi mesi.

Meloni alla ricerca dell’asse sovranista

Ha passato in famiglia, con compagno e figlia, la vigilia di un voto per il quale si è spesa fino allo spasimo Giorgia Meloni. Con risultati «esaltanti», dice, perché «aver visto l’entusiasmo, l’interesse verso la nostra proposta, dà enorme soddisfazione». E, questo almeno è l’obiettivo della leader di Fratelli d’Italia, potrebbe dare al suo partito la spinta per costruire quella «seconda gamba del centrodestra» per governare il Paese.

Bonino e la rincorsa di +Europa al 4%

La chiusura della campagna l’ha fatta tra i giovani del Miami, il festival della musica di Milano, rivelando: «Da ragazza ballavo il tango e la mazurka con mio padre. A me piace divertirmi e fate bene anche voi. Ma bisogna anche assumersi le responsabilità e capire che i diritti non sono per sempre: per questo domenica bisogna andare a votare».

FONTE

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CORRIERE.IT
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