Procedere uniti
Se un attacco cibernetico colpisce uno Stato membro, allora ha colpito l’Europa intera. Per questo è importante che l’Ue marci compatta contro questo genere di rischio. Ultimamente l’instabilità geopolitica ha fatto sì che le Intelligence dei singoli Paesi si misurassero per conto proprio con i molteplici fattori di minaccia. Ma più cresce il pericolo e più è importante la collaborazione. Ecco perché gli esperti di 23 Stati membri, del Consiglio e della Commissione Ue, e di Enisa (l’Agenzia dell’Unione europea per la cybersecurity), si sono incontrati a Parigi per un’esercitazione in campo cibernetico.
Confronti costruttivi
L’iniziativa, denominata Blue OLEx 2019, ha visto i partecipanti confrontarsi in un table-top, in cui ogni Stato membro ha illustrato la propria architettura nazionale sul fronte della cybersecurity: si sono quindi valutati e condivisi i diversi meccanismi per essere poi in grado di gestire efficacemente una crisi informatica. Con scambi di informazioni simili si favorisce l’elaborazione di procedure di cooperazione e scambio più efficienti per gestire in maniera collettiva le cyber crisi che colpiscono l’Europa.
Panico da blackout
L’ennesima conferma che oggi esiste una psicosi da cyberwar arriva dal recente blackout che ha interessato New York. Quando parte di Manhattan è piombata nel buio, a metà luglio, su Twitter si è subito pensato che ci fossero i terroristi dietro a quell’enorme calo di tensione elettrica, durato circa cinque ore. Sui social sono presto girate false notizie che attribuivano la responsabilità ai russi prima e ai cinesi poi. Nulla di tutto questo. Ma, al giorno d’oggi, fa più paura quello che si può fare con un computer che con una bomba.
L’architettura italiana
Anche l’Italia ha partecipato a Blue OLEx 2019 con il Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza diretto da Gennaro Vecchione. Il nostro Paese figura tra gli organizzatori della simulazione. A Parigi era presente Roberto Baldoni, il vicedirettore del Dipartimento cui è stata affidata la delega sulla cybersecurity e presidente del Nucleo per la sicurezza cibernetica (Nsc). Il Dis svolge un ruolo fondamentale nell’architettura nazionale di sicurezza cibernetica, e coordina gli aspetti cyber delle esercitazioni di natura multi-dominio (cyber-hybrid), organizzati dalla Nato, dall’Ue e da Enisa.
Direttiva Nis
La Direttiva europea sulla sicurezza dei Network & information System (Nis), che l’Italia ha recepito con un Dlgs nel 2018, definisce le misure necessarie a conseguire un elevato livello di sicurezza delle reti e dei sistemi informativi. Nel recepimento della Nis, il nostro Dipartimento delle informazioni per la sicurezza svolge la funzione di “Punto di contatto unico”, ossia coordina le questioni relative alla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi (così come previsti dalla Nis), sia in ambito nazionale che europeo.
La manovra di Palazzo Chigi
Nel Consiglio dei Ministri del 19 luglio scorso, il Premier Giuseppe Conte, ha approvato un ddl in materia di “perimetro di sicurezza nazionale cibernetica”. Nel comunicato di Palazzo Chigi si legge che “il testo introduce disposizioni volte ad assicurare un livello elevato di sicurezza delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici delle amministrazioni pubbliche, degli enti e degli operatori nazionali, pubblici e privati, da cui dipende l’esercizio di una funzione essenziale dello Stato ovvero la prestazione di un servizio essenziale per il mantenimento di attività civili, sociali o economiche fondamentali per gli interessi dello Stato e dal cui malfunzionamento o interruzione, anche parziali, ovvero utilizzo improprio, possa derivare un pregiudizio per la Sicurezza Nazionale”.
FONTE ALESSIA CRUCIANI CORRIERE.IT
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