Super-Bignamino del libro primo:
– asfalto: troppo
– cani: troppi
– chiese chiuse: troppe
– ma fatelo lo stesso!
4) Indicazioni: a macchia di leopardo affetto da cellulite.
Nel senso che esistono delle ampie smagliature nelle quali i segnali si perdono, si inabissano, per poi riemergere come i fiumi carsici che li lasci a monte e li ritrovi a valle. Il problema è però: quale valle?
E sì, perché basta sbagliare un innocuo bivio per ritrovarsi in Bosnia-Erzegovina senza peraltro conoscerne lingua, usi e costumi. Le tracce gpx a corredo fanno il loro sporco lavoro, ma noto con sempre più frequenza che si scambiano cenni ed occhiate eloquenti: temo uno sciopero ad oltranza!
5) Vegetazione: a tappeto amazzonico, esuberante e inestricabile.
Effettua gioco di sponda con le macchie di leopardo di cui sopra, per cui: quando è il turno della indicazione sì, la liana in combutta con i rovi e col boschetto di bamboo provvede a nascondere il segnale, si trovi esso dipinto a vernice su un tronco o un muretto, oppure stampigliato su una freccia.
Quando è il momento dell’assenza di segnale, che procede di pari passo con l’assenza di segnale telefonico, il che rende particolarmente efficace il senso di smarrimento che ti coglie, allora d’improvviso ti appare un prato rasato alla perfezione, o un asfalto lucente e bollente, e miriadi di microdeviazioni che uno pensa “ma dài, lo capirebbe anche un bambino che questa è una stradina secondaria”, non la prende e si ritrova nel solito borgo sperduto della Bosnia-Erzegovina mentre è in corso una festa popolare dove ti obbligano a danzare fino a notte fonda.
6) Rifiuti: a piramide, a cumulo, a stratocumulo, a cerchio magico, a forma astratta, a macchiaiolo, a impressionismo… A genio!
Costellano le tappe a mo’ di miliari romani: ogni botta una tacca. E mai che si susseguano uno uguale all’altro. Sono una costante e di conseguenza una sicurezza nel tenere la rotta. Quando passa un miglio e non li vedi, per stanchezza o per quell’attimo infinitesimale di distrazione, dov’è che ti ritrovi?
Sempre in quel maledetto borgo in Bosnia-Erzegovina che ormai è mattina, le danze sono finite e tu canti a squarciagola l’inno nazionale. Bosniaco, naturalmente!
Ma iI mistero, la domanda delle domande è: perché portare un frigorifero, intero, con scomparto ghiacciaia separato, pesantissimo, in un posto lontano anni luce dalla civiltà, sempre al culmine di una salita interminabile alla quale si arriva dopo larghissimi tornanti rigorosamente in sterrato misto a pietraia?
Quale terribile, e meritato, senso di colpa ti opprime per sopportare la fatica di una siffatta titanica impresa? Ma non fai prima a chiamare il servizio di raccolta locale che te lo viene a prendere a casa tua, a gratis?
Con tutto ciò FATELO un cammino, se potete.
Sì, molti vi prenderanno per sciroccato, ma ogni tanto in qualcuno vedrete passare fugace, ma ben visibile, la scintilla del dubbio.
FATELO: scoprirete che tutto il tempo che impiegate per andare da un luogo all’altro è tutto tempo per voi, che non è importante quando arrivare, ma arrivare, che c’è un’ora solare, un’ora legale, ma anche un “ora vediamo”; che tutto ha un prezzo, ma una donna che ti fa cenno dal balcone di aspettare per portarti l’acqua, allertata per telefono dal figlio che ti ha visto pochi istanti prima arrancare in salita -“mà, mo’ passa ‘nu pellegrino, tene la maglia blu, portaci ‘nu poco d’acqua”- poi scende con una bottiglia scusandosi che non è fresca di frigorifero, non prima però di averti offerto un caffè fumante e delizioso ” che ti mette energia”, beh, questo non ha prezzo.
Foto:
1) Tratto della strada ADRIANEA a Teano
2) Fauno su panchina gigante a Teano
3) Borgo Corvara: Campanile
4) Teatro romano Sessa Aurunca
5) Interno del Museo di Teanum Sidicinum
6) e 7) Bambino, Museo di Teanum Sidicinum
Chiesa abbandonata di campagna
9) Teatro romano di Minturnae
10) Spiaggia dei sassolini a Scauri
11) Via Appia nel centro storico di Formia
12) Gliu cancieglie a Formia, caseggiato costruito sul sito del Teatro romano