Tappa 6: da Sonnino al Monastero di San Magno
Tappa dura, per via del dislivello, positivo e negativo, discretamente impegnativo, ma la giornata uggiosa e i cinque “tentativi” di pioggia, sottile e di breve durata, rendono però la discesa estremamente insidiosa, anzi pericolosa.
Lo sterrato misto a pietraglia infatti, che caratterizza tutta la prima parte fino alla periferia di Monte San Biagio, diventa una saponetta, viscida per definizione, per cui la fatica è innanzitutto una fatica mentale, attenti come si deve essere a piazzare sempre in maniera più che sicura il piede nei giusti spazi.
I bastoncini, che nella salita sono un supporto importante, una spinta a dare più forza alle gambe, nella discesa diventano un freno, oltre che un tester per capire quale è la direzione migliore da prendere.
In quanto a direzione poi, soprattutto nella parte più alta, al rifugio La Cona, la nebbia ci ha messo il suo coprendo i già scarsi segnali, portandomi perciò a sbagliare traccia ripetutamente.
Il più delle volte si è trattato di pochi metri, che comunque in montagna hanno un peso specifico ben diverso rispetto alla pianura e all’asfalto, un paio di volte invece si è tramutato in un vero e proprio cambio di percorso che, se non fosse stato corretto a tempo, mi avrebbe portato da tutt’altra parte!
L’arrivo dell’asfalto quindi, che solitamente non saluto con giubilo, stavolta è stato grandemente apprezzato, riportando in breve lo stress a valori più che accettabili.
Azzerato quasi il dislivello, si riprende a salire negli ultimi quattro kilometri che conducono al Monastero di San Magno, punto tappa della giornata, oasi di spiritualità dove per la prima volta in questo cammino divido la camera con un altro pellegrino, un ragazzo ventisettenne che proviene dalla provincia di Varese, e che viaggia prevalentemente in tenda.
Dismetto volentieri quindi i panni del “solitario” per ricreare quello che è uno dei capisaldi del cammino: la condivisione!
Di tutto: cibo, esperienze, racconti, foto, numeri di telefono e augurio di incrociare di nuovo i passi, chissà, dopo qualche giorno o in un altro cammino.
Un ultimo saluto infine, poi a letto per il giusto riposo, e per riprendere il giorno dopo, ognuno sulla sua strada.