Jannah Theme License is not validated, Go to the theme options page to validate the license, You need a single license for each domain name.
Miscellanea

Lisbona, la bolla del prezzo delle case: così turisti, pensionati e nomadi digitali hanno aumentato il prezzo del nuovo paradiso – di Simone Sabattini

Tutti vogliono andare in Portogallo. Ma il vento del successo ha portato una tempesta perfetta: il prezzo delle case è fuori controllo e nessuno sa bene come risolvere la crisi

LISBONA
Si festeggia, sui tetti di Lisbona. Ogni settimana i nuovi abitanti si danno appuntamento (via app) in un luogo sempre diverso, sempre più bello, a celebrare le possibilità di una città che da anni si è trasformata in calamita. L’ultima avanguardia è quella degli «smanettoni» delle criptovalute: l’avvocato di origine brasiliana Marcio Matos, in cima alla Fintech House nel quartiere di Saldanha, con un cocktail in mano e l’avvenire negli occhi, ci spiega che la ragione è semplice: i guadagni da monete virtuali praticamente non sono tassati. «Tutti vogliono venire qui per questo, non c’è un posto migliore in Europa».

Prima della nicchia di cripto-pionieri, però, stranieri di ogni estrazione ed età si sono riversati sul Paese di Pessoa e Saramago e in particolare sulla sua capitale, moltiplicando contemporaneamente sogni e incubi: perché il successo del nuovo paradiso ha fatto schizzare il prezzo del suo biglietto d’ingresso o — per meglio dire — di permanenza.

L’ambitissima Lisbona si ritrova oggi in una bolla immobiliare che pare resistere ad ogni tentativo di sgonfiarla: il costo delle case è fuori controllo.

Praça do Comércio | Baixa & Rossio, Lisbon | Attractions - Lonely Planet

Lungofiume Tejo, Praça do Comércio

La vicenda recente del piccolo Portogallo e della sua capitale è un insieme di sentimenti opposti: euforia e vertigini, ambizione e insofferenza, sollievo e disperazione. Una giostra diventata centrifuga, dove i venti del futuro si sono alimentati in quella che il geografo locale Luis Mendes ha chiamato una «tempesta perfetta».

Tante città europee vivono simili crisi da sviluppo: Amsterdam, Milano, Parigi e Dublino. Perfino Atene. «Ma a Lisbona tutti i fattori si sono scatenati insieme», e prima che altrove, spiega Mendes.

I nomadi digitali

Prima però bisogna partire dai sogni… E non è difficile capire perché un ragazzo come Marco Faccini, che fa il consulente aziendale per le tecnologie digitali, abbia deciso di stabilirsi qui: «Ero a Torino, fiaccato dai lockdown del Covid, e potendo lavorare da remoto cercavo un posto dove ricominciare, e questa è ormai la città del tech e delle start up. Da subito ho capito che era perfetta».

Marco Faccini

Lo incontriamo ad Avila Spaces, uno dei luoghi di coworking alla moda spuntati come funghi negli ultimi anni, insieme ad Antonio Calzolaro, che invece gestisce campagne pubblicitarie: «Volevo lasciare l’Italia e ho parlato — perché negarlo — con alcuni consulenti fiscali. Alla fine uno può andare in Est Europa o in Portogallo, e il contesto anche ambientale qui è decisamente migliore».evo lasciare l’Italia e ho parlato con alcuni consulenti fiscali. Uno può andare in Est Europa o in Portogallo, e il contesto anche ambientale qui è decisamente migliore»

Inutile approfondire, basta guardare il cielo fuori dalla finestra. E poi c’è chi crede in ragazzi come loro. Per esempio Maurizio Calcopietro, per due decenni in Brasile come dirigente Ferrero e poi venture capitalist a Lisbona: «Oggi sono gestore di un fondo che investe in start up brasiliane che vogliono espandere il proprio business qui in Europa, a partire dal Portogallo, una grande porta d’accesso. Lisbona è una città molto internazionale e oggi io, per esempio, lavoro in un in un ufficio virtuale».

Faccini, Calzolaro e Calcopietro vivono con entusiasmo e responsabilità il loro sogno lisbonese.

Hanno deciso di restare e radicarsi.

Ma la popolazione che in questi anni è andata per la maggiore è quella dei «nomadi digitali», lavoratori da remoto spesso con lauti stipendi pagati dall’estero, arrivati soprattutto negli anni della pandemia da Covid.

Il dottorando del Politecnico di Torino Emanuele Sciuva li ha studiati in loco per quattro mesi. E li vede come un gruppo «all’incrocio tra turismo e lavoro da lontano». «Più che una categoria umana — racconta — il nomadismo digitale è una strategia di chi si muove alla caccia del posto migliore, cioè più bello ed economico, massimizzando il proprio profitto. Ma d’altra parte, per tanti, invece è solo un modo per far fronte alla precarietà».

«Il nomadismo digitale è per alcuni una strategia di massimizzazione del profitto, per altri un modo per far fronte alla precarietà»

Incentivi e «golden visa»

A consentire questa possibilità è stato un vero e proprio visto ad hoc, con una soglia di reddito minimo intorno ai 3.000 euro, oltre tre volte la paga media portoghese, la più bassa dell’Europa occidentale tolta la Grecia.

E questo già spiega la spinta al costo della vita, case in primis.

Ma si tratta solo dell’ultimo incentivo messo in campo dal Portogallo dopo la crisi del debito del 2011 che colpì il Paese, con i maxi-prestiti da 78 miliardi dell’Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale, la dolorosa austerity che ne seguì, le liberalizzazioni nel mercato del lavoro e degli affitti.

«Furono misure anche contro-producenti: Lisbona era in ginocchio, la disoccupazione al 17%. Dovevamo disperatamente attrarre persone e capitali per far ripartire la domanda interna», racconta tra un voto e l’altro nell’aula dello splendido Parlamento l’ex ministro delle Finanze ed ex sindaco di Lisbona Fernando Medina, che l’anno scorso ha per la seconda volta riportato il surplus di bilancio nelle casse del governo.

Fernando Medina

Il primo strumento di rilancio, celeberrimo, fu il permesso per residenti non abituali (NHR): quello che ha consentito dal 2009 in poi a tanti pensionati (anche italiani) di svernare sull’Atlantico con le tasse allo zero (e in seguito al 10) per cento. Poi fu il turno dei «golden visa»: i lasciapassare concessi in cambio di un investimento in posti di lavoro o nell’acquisto di un immobile da almeno 500.000 euro. E proprio quest’ultima è stata l’opzione più gettonata: almeno il 90% dei richiedenti, soprattutto cinesi, russi e americani, ha messo su casa.

In 10 anni sono arrivati nelle casse del Portogallo 8 miliardi di euro con i «permessi d’oro» .

«Non sono stati quei soldi a provocare il boom dei valori immobiliari», giura oggi Fernando Senize, un avvocato che aiuta soprattutto statunitensi e brasiliani a trasferirsi e minimizzare l’impatto delle tasse.

Ma una ricerca pubblicata un mese fa dall’Osservatorio Fiscale Europeo sostiene il contrario, e cioè che dopo l’entrata in vigore dei golden visa il volume delle transazioni su case valutate intorno al mezzo milione è aumentato del 60%.

Oggi il contatore statistico di Idealista dice che il prezzo al metro quadro medio in tutta Lisbona è oltre i 5.800 euro. Milano, per dire, è appena sotto i 5.000.

In affitto si pagano 1.700 euro al mese per un bi o trilocale in entrambe le città. Solo che in Italia il reddito medio di una famiglia è del 50% più alto.

Secondo il Global Property Index, negli ultimi 10 anni in Portogallo il prezzo delle case aggiustato all’inflazione è salito del 116%, più di ogni altro Paese europeo.

UNA RAGAZZA ALL’INTERNO DELLO SPAZIO DI COWORKING «AVILA SPACES» DI LISBONA

I luoghi di coworking alla moda
sono spuntati come funghi
nella capitale.
I lavoratori da remoto spesso
hanno lauti stipendi
pagati dall’estero,
sono arrivati soprattutto
durante la pandemia

ANDREIA, IMMIGRATA BRASILIANA, NELLA SUA ROULOTTE ALL’INTERNO DEL CAMPO DI CARCAVELOS

L’effetto collaterale del «miracolo
portoghese» ha portato
a un’esplosione del prezzo
delle case: +116% in 10 anni,
record europeo. Alcuni sono
finiti persino a vivere in tenda
o in roulotte nel villaggio
abusivo di Carcavelos:
«Le stanze costavano troppo,
ora questa è la nostra casa»

IL SINDACO DI LISBONA, CARLOS MOEDAS, A BORDO DI UN TRAM CON LA PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO, ROBERTA METSOLA

Il sindaco di Lisbona Carlos Moedas
riconosce il problema della casa,
ma respinge il catastrofismo:
«Non voglio una città dove
i poliziotti, i professori
e gli infermieri non possano
pagare l’affitto.
Però non si può
fermare il progresso»

IMPALCATURA SULLA FACCIATA DI UN EDIFICIO NEL CENTRO STORICO DELLA CAPITALE PORTOGHESE

A spingere la bolla immobiliare
sono anche gli immobili sfitti.
Secondo il geografo Luis Mendes
sarebbero vuoti almeno 48.000
appartamenti in tutta Lisbona
e il 30% dei palazzi del centro.
«I posti dove dovremmo
vivere diventano asset»,
denunciano gli attivisti per la casa

L’epopea dell’Alojamento Local

E infine c’è il turismo, raddoppiato in 10 anni.

La massiccia riconversione di appartamentini del centro in alloggi Airbnb ha trasformato il tessuto economico della città e inizialmente ha permesso a molti piccoli proprietari di arrivare a fine mese. «Durante la crisi finanziaria venni licenziata dalla multinazionale per cui lavoravo», ci racconta Carla Costa Reis. «Andai a vivere dal mio fidanzato e affittai la mia casa sulla piattaforma: il mio primo ospite arrivò l’1 ottobre 2011».

Costa Reis ora gestisce due dozzine di appartamenti per conto terzi con la sua società che si chiama, significativamente, Turisma: ha la grinta di controbattere a ogni genere di critica, perché l’Alojamento Local, il nome che viene dato ai bed and breakfast, è stato prima indicato come il principale responsabile della penuria di case in affitto e alla fine è stato limitato con la sospensione delle licenze dal governo socialista caduto a fine 2023.

«Non ricominciamo con la retorica della gentrificazione. È una cosa buona. Ha nobilitato il centro della città. Qui una volta non voleva venirci nessuno»

«Non siamo i colpevoli, anche noi vogliamo le regole — precisa Costa Reis — siamo cittadini responsabili. Siamo contro le orde di visitatori mordi e fuggi che scendono dalle navi da crociera che sbarcano pure qui, per esempio. Però non si ricominci con retorica della gentrificazione. È una cosa buona. Ha nobilitato il centro della città. Qui una volta non voleva venirci nessuno!».

Speculazione contro ideologia

Il suo ufficio si trova all’interno di un vecchio centro commerciale sfitto per metà, e questo può apparire incredibile visto il boom.

Ma solo perché nella ricetta della «tempesta perfetta» resta ancora da aggiungere un ingrediente: i locali vuoti.

«Lo sono almeno 48.000 appartamenti in tutta Lisbona e il 30% dei palazzi del centro», spiega ancora il geografo Mendes.

Colpa della finanziarizzazione dell’intero mercato immobiliare, secondo la storica attivista cittadina per il diritto alla casa Rita Silva, il cui movimento si chiama Vida Justa, vita giusta, e combatte contro gli sfratti.

«I posti dove dovremmo vivere diventano assets da valorizzare per le grandi compagnie che li acquistano e spesso li congelano, ci sono addirittura agenzie che si chiamano “Buy to Sell”, compra e rivendi, capisce? – racconta seduta nel bellissimo parco della Fondazione Gulbenkian.

« E questo avviene mentre il Portogallo continua ad attrarre capitali. È giunto il momento di spezzare la speculazione, regolare il mercato degli affitti e chiudere del tutto le corsie preferenziali per chi paga meno tasse».

Il sindaco di Lisbona ed ex commissario europeo Carlos Moedas, però, la vede in modo molto diverso.

Ci riceve nel suo splendido ufficio, tra soffitti alti e opere di scultori locali: «Vede — dice al Corriere — la mia idea di città è stata quella di renderla il posto dove le persone possano creare e inventare e allo stesso tempo sapere che ci si prende cura di loro. E così Lisbona è diventata un polo d’attrazione per tanti che qui si sentono prima di tutto sicuri. E in secondo luogo percepiscono un senso di appartenenza».

Moedas respinge con passione il catastrofismo di chi sembra scagliarsi contro il diritto alla mobilità di denari e persone tra continenti e Paesi, anche se naturalmente riconosce l’urgenza di risolvere il problema della casa.«Non sottovalutare i benefici del boom immobiliare, perché ci sono. Non si può dare la colpa al successo se poi si sono creati dei problemi»

«Stiamo costruendo, stiamo ristrutturando il patrimonio pubblico. Questa è la nostra più grande sfida, perché non voglio una città dove i poliziotti, i professori e gli infermieri non possano pagare l’affitto.

Ma non voglio nemmeno sottovalutare i benefici del boom immobiliare, perché ci sono. Non si può dare la colpa al successo se poi si sono creati dei problemi. Quando io ero giovane — prosegue — magari le case costavano poco, ma per studiare sono dovuto andare in Francia: qui non c’erano opportunità. Io voglio aiutare i cittadini con la casa, abbiamo sostegni per i redditi bassi. Ma non si può fermare il progresso. Mettere un tetto agli affitti sul mercato privato non funziona, non ha mai funzionato, è solo ideologia».

L’accampamento di Carcavelos

Probabile che abbia ragione. Eppure per molti il genio è ormai uscito dalla lampada e va in giro a tormentare anche chi potrebbe dirsi al riparo dagli incantesimi.

Sara Lamurias e la sua famiglia appartengono alla classe media. Lei e il marito lavorano in università e hanno una piccola società di design della moda.

Ma hanno dovuto fare scelte e sacrifici: «Dieci anni fa vivevamo in una casa a 650 euro al mese, poi improvvisamente la padrona ci ha annunciato che non avrebbe rinnovato il contratto perché voleva affittare la stessa casa a 2.000, il triplo, una follia. Tanto erano cambiati i prezzi del mercato. Così abbiamo deciso di comprare, ma fuori città, e stavamo in 65 metri quadrati con tre figli. Ora abbiamo venduto per tornare a Lisbona, di nuovo in affitto, per una cifra buona, ma è pari al mio stipendio».

Nei dintorni e all’interno dell’accampamento di Carcavelos

I casi più estremi però vanno cercati ai margini: bisogna prendere il treno, andare verso Cascais e fermarsi in località Carcavelos.

Qui si sono rifugiati, in un campeggio improvvisato, tanti che lavorano nella ristorazione o fanno le pulizie degli appartamenti per turisti. Come Marcia Alvaro e Andreia Costa, che affittavano una stanza nella capitale, ma per il 60% del proprio (bassissimo) stipendio. «Era troppo, così abbiamo sentito di questo posto, ci siamo comprate una tenda, poi una roulotte di terza mano e ora questa è la nostra casa. Ci siamo affezionate».«Vogliono costruire un mostro edilizio. È totalmente inutile, distruggerà il parco e nel tempo cancellerà anche la spiaggia preferita dai surfisti»

Per un paradosso che solo questi casi possono generare, non se ne vogliono più andare.

Ma dovranno farlo prestissimo, perché sul parco di Quinta dos Ingleses pende un gigantesco progetto. «Vogliono costruire un mostro edilizio da 850 appartamenti di lusso, tre alberghi e un centro commerciale — spiegano gli attivisti del comitato locale, Pedro Jordao e Manuel Valadas Preto —. È totalmente inutile, distruggerà il parco e nel tempo cancellerà anche la spiaggia qui di fronte, la più frequentata dai surfisti in tutta Europa». Hanno portato la loro battaglia fino in Parlamento, ma l’esito è quantomai incerto e le ruspe si preparano.

«Si sono venduti la città»

L’ansia da nuove costruzioni ha preso tutta Lisbona, anche se richiede tempi biblici: gli investitori la vedono come unica soluzione per aumentare l’offerta di case.

Ma preoccupa i cittadini che temono una corsa all’oro senza freni.

Melanie Alves è un’artista visiva portoghese rientrata da poco da San Francisco, dalla quale è fuggita quando la città del Golden Gate dopo gli anni folli delle Big Tech è stata stravolta dalla pandemia, dal degrado e dalla criminalità.

A sinistra due artigiani nel centro Fabrica Moderna 

Lavora a Fabrica Moderna, un centro per creativi nel quartiere recuperato di Marvila. «In questa zona gli investitori comprano vecchi capannoni, e mentre attendono i permessi per buttare giù tutto e costruire appartamenti, sviluppano lo charme della nuova zona post industriale con ristorantini, negozietti e un’atmosfera da distretto degli artisti»..

Fabrica Moderna è fuori da questa logica, ma Alves percepisce nitidamente come la creatività venga anche utilizzata da esca per monetizzare attraverso l’immobiliare. «In qualche modo, forse non solo intenzionalmente, si sono venduti la città — osserva —. Ora è più bella e gioiosa, non c’è dubbio. Ma non per tutti. Una settimana fa volevo portare i miei figli all’acquario e il biglietto familiare costa 80 euro. Che senso ha, in un Paese con la paga media a 850 euro?».

Nessuno sembra trovare il bandolo della matassa: oggi Lisbona ha perso molta della sua languida malinconia, sprizza ottimismo da mille internet café. Ma la proverbiale rassegnazione dei suoi abitanti storici si è spesso tramutata in rabbia. Nel 2023 due grosse manifestazioni per il diritto alla casa hanno spinto l’allora governo di António Costa a promuovere un discusso provvedimento chiamato «Mais Habitaçao» (più case): regole per appartamenti lasciati sfitti ed Airbnb, sussidi, spinta agli alloggi pubblici, fine dei permessi esentasse per pensionati e ricchi investitori.

Ma il nuovo governo di minoranza di centrodestra sta già smontando la legge-tampone e valuta anche di recuperare i contestatissimi «golden visa». Mentre all’estrema destra il partito anti sistema Chega! (Basta!) ha capitalizzato parte del malcontento portandosi al 18%. Nessuno prevede un calo dei prezzi delle case nell’immediato, frotte di analisti immobiliari si affrettano a rassicurare i loro clienti: tranquilli — scrivono — Lisbona non si svaluta, la curva continuerà a salire.«Non credo riusciremo mai a comprare un nuovo appartamento tutto nostro. Speriamo almeno di rimanere in questo»Sara Lamurias

E Sara Lamurias se n’è fatta una ragione: «Non credo riusciremo mai a comprare un nuovo appartamento tutto nostro. Speriamo almeno di rimanere in questo».

LA FAMIGLIA LAMURIAS

La crisi abitativa ha colpito
anche la classe media.
Sara Lamurias ha dovuto
lasciare la sua casa
quando la proprietaria
voleva triplicare l’affitto

L’ARTISTA VISIVA MELANIE ALVES DENTRO IL CENTRO PER CREATIVI FABRICA MODERNA

Secondo l’artista
Melanie Alves
la creatività viene usata
da esca per monetizzare
attraverso l’immobiliare.
«In qualche modo si sono
venduti la città. Ora
è più bella e gioiosa.
Ma non per tutti»

L’AULA DEL PARLAMENTO PORTOGHESE

Il governo socialista
di António Costa,
caduto a fine 2023,
aveva provato
a intervenire con più regole
e alloggi pubblici.
Il nuovo esecutivo
di centrodestra, però,
sta già smontando
quella legge-tampone

UN TIPICO TRAM DI LISBONA, APRILE 2024

Fonte
corriere.it
Mostra altro...

Artigos relacionados

Pulsante per tornare all'inizio
Utilizziamo i cookie per migliorare il nostro sito e la vostra esperienza nell'usarlo. I cookie utilizzati per il funzionamento essenziale del sito sono già stati definiti. Leggi di più
Accettare