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mondo

Nel covo segreto dove si dà la caccia ai transatlantici della cocaina

A Lisbona c’è un ufficio senza targa che tiene i radar puntati sulle navi dirette in Europa cariche di tonnellate di stupefacenti provenienti dal Sud America.

Il marinaio è piegato dal dolore allo stomaco. Cabina male illuminata. Nave cargo «Eser». Ponte rosso e scafo blu, lungo 99 metri, bandiera panamense, armatore anonimo di Singapore. Sotto coperta, il marinaio suda e soffre. Peggiora. La «Eser» sta navigando in oceano Atlantico. È partita dal Sud America. Destinazione, Tangeri (Marocco). Il marinaio entra in agonia. Vomita sangue. Muore il 22 gennaio 2019.

Servono ancora giorni per arrivare a terra. Il cadavere viene sistemato in una cella frigorifera. Il capitano chiama il porto più vicino. «Abbiamo un morto a bordo, dobbiamo attraccare». La «Eser» fa rotta su Praia, capitale di Capo Verde. Il 30 gennaio approda nell’isola di fronte al Senegal. Da un anonimo palazzo di Lisbona, quella nave la stanno seguendo da giorni. È classificata «Cat 2»: «Natante sospetto». E non perché uno dei dodici marinai russi sia morto. Il decesso al largo offre solo l’occasione.

La nave galleggia in banchina, il blitz diventa più agevole. Con le forze di Capo Verde, collaborano la polizia giudiziaria portoghese e la polizia francese. Irrompono sulla «Eser» il 31 gennaio. E trovano: dentro un paio di container scrostati, 260 sacchi di iuta. Dentro ogni sacco, centinaia di panetti di droga. In totale, 9.570 chili di cocaina. Per avere un termine di paragone, sulla «Eser» era stoccata molta più cocaina di quanta ne sia stata sequestrata in tutta Italia, in due interi anni, da tutte le forze di polizia (8.814 chili, sommando il 2016 e il 2017). Sulla nave «Eser» era stoccata più cocaina di quanta ne sia stata sequestrata in tutta Italia nel 2017 e nel 2018

«Un sequestro colossale», spiega Michael O’Sullivan, irlandese, direttore dell’ufficio «sotto copertura» che da un fabbricato alla periferia di Lisbona teneva i «radar» fissi sulla nave. Il Maritime Analysis and Operation Centre–Narcotics (Maoc) mette insieme gli ufficiali di collegamento di sette Paesi (Spagna, Francia, Italia, Irlanda, Regno Unito, Olanda e Portogallo, più un rappresentante della Drug enforcement administration americana). Il più alto organismo antidroga europeo.

L’operazione «Eser» è stata programmata e seguita dal Maoc. «Qualcuno parla di uno tsunami di cocaina che attraversa l’Atlantico», riflette Michael O’Sullivan. «Le cose che sappiamo per certo sono: la produzione in Sud America sta crescendo, gli investimenti criminali stanno crescendo, il mercato in Europa sta crescendo. E noi siamo in the middle». La trincea.

Portogallo frontiera d’Europa. Il più avanzato bastione a protezione di un intero continente. Il mercato della cocaina in Europa ammonta «a 24 miliardi di euro l’anno. E ogni gang criminale vuole una fetta di questa ricchezza, prova a entrare in questo business». Nel 2018, in tutte le operazioni coordinate dal Maoc, sono state sequestrate 16 tonnellate di cocaina. Nei soli primi tre mesi del 2019, già 13 tonnellate. Il luogo è un simbolo. Lisbona, l’unica capitale dell’Unione che guarda l’Atlantico. Da qui, per secoli, sono partite le navi per la conquista delle colonie. Oggi la proiezione è rovesciata. Il Maoc è la «torre saracena» d’avvistamento e di difesa che l’Europa ha costruito nel 2007. Obiettivo puntato sul grande mare: e sui pirati della coca che in Oceano s’avventurano.

FONTE Gianni Santucci CORRIERE.IT

FOTO  Pietro Masturzo/Prospekt e Maoc

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CORRIERE.IT
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