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Scienza

Davvero in autunno avremo un vaccino contro tutte le varianti?

Si lavora ai pan-vaccini: un'unica fiala contro Covid, influenza e altre malattie respiratorie. Moderna lo annuncia per l'estate 2023. Clavenna (Mario Negri): "Potrebbero essere una svolta"

Quarta dose subito, ma solo per alcuni. La decisione di Ecdc ed Ema è arrivata: via libera al secondo booster per gli over 80 perché, lo dicono le evidenze scientifiche, questa categoria di fragili col Covid rischia di più. Per il resto della popolazione meglio attendere, anche perché in autunno potrebbero arrivare i vaccini aggiornati alle nuove varianti. Su questo fronte a che punto siamo? HuffPost ne ha parlato con Antonio Clavenna, responsabile dell’Unità di Farmacoepidemiologia dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano.

Partiamo dalle notizie provenienti dalle case farmaceutiche. Certo è che tutte sono al lavoro, ma nessuna ha ancora messo sul mercato una versione aggiornata dei preparati anti-Covid. Pfizer e Moderna hanno dato il via alle sperimentazioni sull’uomo all’inizio del 2022. A febbraio Stéphane Bancel, amministratore delegato di Moderna, ha detto che un booster specifico contro Omicron potrebbe essere pronto entro agosto 2022 e disponibile sul mercato in autunno. Albert Bourla, Ceo di Pfizer, a metà marzo ha invece reso noto che la casa farmaceutica lavora a un vaccino in grado non solo di proteggere da tutte le varianti (Omicron inclusa), ma che possa garantire almeno un anno di protezione dal Covid. “Se ci riusciremo, a quel punto potremo tornare alla vita a cui eravamo abituati”, ha osservato. L’Ema, nel frattempo, attende i dati di sicurezza ed efficacia. “Una possibile approvazione di vaccini aggiornati potrebbe arrivare in estate”, ha recentemente affermato Marco Cavaleri, responsabile vaccini e prodotti terapeutici anti-Covid dell’ente regolatorio Ue.

Intanto le fiale attualmente in uso, studiate sul ceppo originario di Wuhan, sono ancora in grado di prevenire la malattia grave ma risultano meno efficaci contro Omicron. A questo si aggiunge il fatto che le mutazioni del virus non si arrestano: l’ultima arrivata è la variante XE, “ricombinazione” di Omicron 1 e Omicron 2, scoperta in Inghilterra su circa 600 casi e individuata anche in Francia e Danimarca. Viene dunque spontaneo domandarsi se gli scienziati non stiano rincorrendo il virus e se i vaccini aggiornati, una volta approvati e distribuiti, non saranno risulteranno già datati. Secondo il professor Clavenna, “è difficile prevederlo, ma è positivo il fatto che le ultime varianti emerse sembrano conservare le caratteristiche di quella da cui sono originate. Omicron 2 condivide antigeni con Omicron, mentre la variante XE è un vero e proprio mix tra Omicron e Omicron 2. Proprio in virtù di queste somiglianze è abbastanza plausibile che un vaccino studiato contro Omicron potrà essere in grado di contrastare sia la sottovariante BA.2 che XE. Possiamo dunque sperare di avere a disposizione a breve prodotti aggiornati con efficacia migliorata rispetto ai vaccini che sono stati sviluppati partendo dal virus che circolava in Cina nel 2020. Ma nulla è certo: bisognerà comunque osservare gli sviluppi che la pandemia avrà da qui all’autunno”.

Ai due vaccini a Rna messaggero di Moderna e Pfizer si è aggiunto nei mesi scorsi Novavax, a base di proteine ricombinanti. I primi due sono caratterizzati da una tecnologia che “in teoria abbrevia i tempi di aggiornamento”, dice Clavenna. “Bisogna soltanto sostituire l’informazione portata dall’mRna senza toccare la piattaforma esistente. Diverso è il discorso per un vaccino a proteine ricombinanti come Novavax che, sempre dal punto di vista teorico, può richiedere più tempo per essere aggiornato. Per adattarlo, infatti, occorre arrivare a produrre la proteina più simile possibile alla Spike della variante circolante”, aggiunge l’esperto. “Ovviamente dal punto di vista pratico la questione cambia – dice Clavenna – poiché, a prescindere dalla tecnologia utilizzata, nella fase di aggiornamento e studio è sempre possibile che insorgano difficoltà impreviste in grado di rallentare l’iter”.

Non si parla soltanto di vaccini aggiornati, ma anche di “pan-vaccini”. Ancora Stéphane Bancel, CEO di Moderna, nelle scorse settimane ha dichiarato che entro agosto del 2023 la casa farmaceutica punta a dare alla luce un vaccino che proteggerà contemporaneamente da Covid-19, influenza e altre malattie respiratorie. Su questo punto il professor Clavenna afferma che “sarebbe una svolta. Ottenere un’unica dose Covid-influenza sarebbe importantissimo dal punto di vista della strategia vaccinale: d’altronde la prospettiva di un richiamo annuale per l’anti-Covid è più che mai concreta, soprattutto per quanto riguarda i soggetti più fragili e a rischio”. E sulla data di arrivo del “pan-vaccino”, il farmacologo afferma: “Se consideriamo che i vaccini contro il virus sono stati sviluppati in soli 10 mesi, pensare di ottenerne uno ad azione combinata per l’estate 2023 sembra plausibile. La tecnologia a mRna messaggero, infatti, consente di accorciare i tempi di produzione. Ovviamente la sfida per i ricercatori rimane ed è quella di identificare la giusta proteina, in grado di stimolare una reazione del sistema immunitario abbastanza forte da bloccare i virus”.

Intanto l’okay alla quarta dose con vaccino non aggiornato è giunta da parte delle autorità europee ma soltanto per la fascia over 80, che dovrà ricevere l’iniezione con un intervallo minimo di 4 mesi dalla terza dose. Clavenna afferma di condividere la cautela dell’Agenzia Europea del Farmaco, anzitutto alla luce dei dati a disposizione: “Quelli provenienti da Israele, per esempio, ci dicono che la quarta dose non preserva dal rischio di ammalarci di Covid e che migliora l’efficacia dell’immunizzazione, ma soltanto per poche settimane. Un secondo booster, invece, mostra la capacità di preservare dagli esiti più gravi della malattia: fattore importantissimo per gli over 80, categoria ancora oggi più a rischio anche secondo i dati diffusi settimanalmente dall’Istituto Superiore di Sanità. Sotto quella fascia d’età, invece, la terza dose continua a dimostrarsi efficace”. “Anche per questo è importante non trascurare gli italiani che non hanno ancora ricevuto la terza dose, o che risultano totalmente scoperti da vaccinazione. Sono ancora milioni di persone: l’attenzione va posta anche su di loro”, conclude l’esperto.

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