Altro che animali impagliati e teche da museo impolverate. A quasi 160 anni dalla sua pubblicazione, la teoria dell’evoluzione è più viva che mai, e si prepara a entrare nell’era 2.0, per confrontarsi con le nuove scienze di frontiera, come la genomica. Il dibattito nella comunità scientifica è sempre più acceso, proprio mentre il mondo si prepara a celebrare il Darwin Day per ricordare il ‘papà’ dell’evoluzione nel giorno del suo compleanno, il 12 febbraio.
In nome dei valori della ricerca scientifica e del pensiero razionale, centinaia di conferenze, incontri, dibattiti ed eventi animeranno università, musei e circoli di tutto il mondo, Italia compresa. Tante le iniziative da nord a sud, come la conferenza su biologia e questioni di genere all’Università La Sapienza di Roma, i ‘flash talk darwiniani’ di docenti e ricercatori all’Università di Siena, e la due giorni del Museo di storia naturale di Milano dedicata al ruolo delle immagini nella scienza, dai manoscritti di Leonardo da Vinci fino alle nuove tecniche di imaging, passando ovviamente per le foto di Darwin. Segui la diretta, trasmessa in collaborazione con Scienza in Rete.
A 160 anni dalla pubblicazione de ‘L’origine delle specie’, “la teoria dell’evoluzione è ancora sana e valida”, afferma Maurizio Casiraghi, zoologo dell’Università di Milano-Bicocca. “Nel mondo della scienza – prosegue – è tra le teorie che sono state più sottoposte a giudizi e verifiche nel corso del tempo. La teoria riesce a spiegare il cambiamento degli esseri viventi nel 99% dei casi, ma nell’1% fa un po’ fatica, deve essere adattata: lo riconosceva lo stesso Darwin nella sua autobiografia. Non riusciva a capire, per esempio, perché alcuni insetti avessero delle caste sterili, come le api operaie che non si riproducono per aiutare la regina ad allevare le loro sorelle”.
Una prima spolverata alla teoria venne data già agli inizi del Novecento, quando l’avvento della genetica e dei modelli matematici per lo studio delle popolazioni portò a una prima estensione della teoria, chiamata ‘neodarwinismo’. “Oggi – prosegue Casiraghi – la comunità scientifica è di nuovo in fermento: si discute se sia opportuno fare un’ulteriore integrazione, con una sintesi estesa che tenga conto delle innovazioni portate dalla ricerca in settori di frontiera come la genomica, l’epigenetica, che studia l’influenza dell’ambiente sul Dna, e la biologia evolutiva dello sviluppo, che guarda lo sviluppo dell’embrione contestualizzandolo nell’evoluzione”.
FONTE ELISA BUSON ANSA.IT
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