Cos’è?
Salata, un po’ piccante e croccante. La «caesar salad» non vuole essere un piatto raffinato, anzi. Negli anni del proibizionismo, quando è nata, veniva mangiata con le mani a foglie intere e oltreoceano è subito stata un successo. Il piatto nasce a Tijuana, appena oltre il confine statunitense da mani italiane. Sì, quelle di Cesare Cardini, cuoco e imprenditore di origini piemontesi che all’età di vent’anni migrò in America. Dietro la semplicità della ricetta ci sono ragioni pratiche: gli Yankee che frequentavano il locale erano molti (spinti da un’inappagata sete alcolica) così, di fronte alla pressione delle numerose comande, i camerieri componevano il piatto direttamente al tavolo. Lattuga, olio d’oliva, aglio, uovo, succo di limone e salsa Worcestershire. Poi, crostini e parmigiano a concludere l’opera. Le varianti si sono poi moltiplicate (in Italia, per esempio, si trova quasi solo con l’aggiunta del pollo) ed è diventata un cult: le carte dei ristoranti di tutto il mondo continuano a proporla. Ma l’insalata di Cesare (Caesar appunto) è semplice e veloce da fare anche a casa. Ecco come.
Dressing
L’equilibrio del piatto è una questione di condimento. Tutto comincia da una buona salsa, preparata anche in anticipo, magari il giorno prima. Tritate insieme i filetti di acciughe (e su queste si alza un gran polverone: l’originale non le prevede, ma piacciono), l’aglio e un pizzico di sale. Usate il lato della lama per schiacciare il tutto e renderlo una pasta. In una ciotola media sbattete due tuorli d’uovo aggiungendo olio d’oliva a filo in modo da ottenere un’emulsione simile alla maionese. Aggiungete poi il succo di limone, la mostarda e il trito di acciughe e aglio.
Acciughe: si o no?
I puristi si intestardiscono: il vago sapore di pesce è dato dalla salsa Worcestershire, nessun filetto di acciuga può contaminare la ricetta originale. Ma probabilmente anche il signor Cardini si sarebbe convertito all’acciuga se l’avesse provata: il sapore salato e un po’ aggressivo funziona troppo bene nel piatto, meglio delle note dolciastre della salsa Worcestershire.
Lattuga
L’aspetto deve risultare rustico. La ricetta originale include foglie di lattuga intere, da sollevare dal gambo e mangiare tra due dita. Ma, visto che il mood è quello trasgressivo (ma mai blasfemo), la variante a pezzi è ben accetta. Da lavorare con le mani strappando grossolanamente senza usare il coltello. Da seguire senza troppa creatività, invece, è l’indicazione sulla tipologia di lattuga: la migliore è la romana, adatta alla ricetta perché allungata, croccante e leggermente amara.
Crostini
Per il pane il discorso è lo stesso: strappare (e non tagliare) in modo da creare angoli e fessure irregolari che catturano il condimento e aggiungono consistenza. Il pane va poi tostato in forno (5-10 minuti) con un filo d’olio d’oliva e pepe.
Formaggio
Il parmigiano non va aggiunto a montagna. Ne basta appena qualche scaglia per non sovrastare il sapore della salsa. Da unire all’ultimo per mantenerlo fresco e non farlo inzuppare.
Unire
Al bando le pinze: si usano le mani per muovere delicatamente la lattuga, i crostini e il condimento. Negli anni ’30 in America veniva composta al momento dal cameriere davanti ai commensali. Una presentazione sicuramente d’impatto che negli anni si è però persa. L’importante è condirla all’ultimo, appena prima di mangiarla. Per mantenere croccante sia lattuga che crostini. La grattugiata di parmigiano è l’ultimo tocco.
fonte Martina Barbero corriere.it
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