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Scienza

Quaoar, il pianeta nano con un anello «impossibile»: perché mette alla prova le leggi dell’astrofisica

L’anello di detriti che lo circonda, per la sua lontananza dal pianeta, dovrebbe ridursi in pezzi secondo una legge dell'astrofisica chiamata limite di Roche. La scoperta grazie alla missione «Cheops» dell’Agenzia Spaziale Europea

«50000 Quaoar» è un piccolo pianeta situato regolarmente ai confini del Sistema solare, ma l’anello di detriti che lo caratterizza mette alla prova l’osservazione e le competenze degli scienziati. Il pianeta nano fa parte di un insieme di piccoli mondi lontani attualmente ridefiniti «oggetti trans-nettuniani» (Tno), all’interno di quella che viene chiamata fascia di Kuiper (dove tra l’altro si trovano anche Plutone ed Eris, i «planetoidi» più grandi). Di questi «oggetti» se ne conoscono circa tremila tutti collocati nella parte più esterna del Sistema solare, oltre l’orbita del pianeta Nettuno. Il raggio stimato di Quaoar è di circa 555 chilometri e la sua orbita attorno al Sole è pari a 44 volte la distanza Sole-Terra.

La scoperta e i primi studi

Il piccolo pianeta era noto già da tempo (fu avvistato per la prima volta il 4 giugno 2002), ma l’anello di detriti che lo caratterizza è stato notato solo grazie a diversi telescopi tecnologicamente avanzati in una serie di osservazioni avvenute tra il 2018 e il 2021. La missione «Cheops», iniziativa dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e nella quale l’Italia ricopre un ruolo importante, dall’11 giugno 2020 si è concentrata su questa zona del sistema solare, notando la caratteristica inattesa del curioso Quaoar. Grazie all’impiego di un satellite «in orbita eliosincrona», lontano 700 chilometri dalla superficie terrestre, i ricercatori hanno potuto effettuare delle osservazioni ad alta precisione sfruttando la tecnica dell’occultazione stellare. In pratica, i pianeti vengono analizzati con maggior esattezza circa le loro dimensioni e caratteristiche nel momento in cui passano davanti alla stella che li ospita.

 

L’anello «impossibile» 

Giovanni Bruno, ricercatore dell’Inaf e collaboratore del team scientifico di Cheops ha commentato la scoperta con queste parole: «Quaoar intriga perché l’anello di materiale è molto più lontano del limite di Roche, un’osservazione che richiede certamente un approfondimento della ricerca». L’anello di Quaoar si trova infatti oltre il limite di Roche. Cosa intendiamo? Secondo una legge dell’astrofisica, qualsiasi oggetto celeste con un campo gravitazionale apprezzabile avrà un limite entro il quale un altro oggetto celeste in avvicinamento sarà ridotto in pezzi. I sistemi di anelli densi, come nel caso di Saturno, esistono infatti all’interno del limite di Roche. Allontanandosi da esso, gli anelli oltre questo limite dovrebbero invece aggregarsi, formando una piccola luna nel giro di pochi decenni. Possibile quindi che la presenza di questo anello possa suggerire una significativa rivisitazione della finora irreprensibile regola del limite di Roche, secondo quanto riportato anche dalla rivista Nature. I ricercatori hanno già qualche idea, perché le temperature rigide del pianeta nano potrebbero ricoprire un ruolo significativo, impedendo per esempio alle particelle ghiacciate di aggregarsi. Ma è solo una delle tante teorie che saranno presto vagliate dagli astrofisici.

Fonte Lorenzo Nicolao corriere.it

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corriere.it
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