
Il box dei Cobolli, là, in un angolino del Campo 2 di Wimbledon, sembrava lo scatolino della felicità.
Stefano, papà-allenatore, lottava con le lacrime perché la gioia gli sgorgava fuori inarrestabile.
Non riusciva a smettere neppure il fratello Guglielmo che nascondeva la faccia nella felpa.
Flavio è arrivato a “consolare” entrambi, poi ha abbracciato l’amico Edoardo Bove.
L’aveva chiamato, Edo è arrivato.
Da piccolini giocavano insieme nella Roma, avevano unito i sogni per arrivare più vicino alla luna.
Ieri Flavio l’ha toccata. In attesa di tornare a rincorrere la sua, Edo si è emozionato per l’amico. Il cuore, che si era fermato, ieri ha corso. Il dramma li ha uniti ancora di più.
Adoriamo Sinner che ci ha resi padroni del mondo, ammiriamo la sua ossessione per il lavoro, ma ci viene più facile specchiarci in Cobolli che dice “stavo a morì” dopo un allenamento e ammette di avere dovuto sforbiciare il divertimento per crescere.
Jannik è gelido quando parla, a Flavio viene da ridere come a Totti.
Quando si concentra sui punti chiave, Sinner ha uno sguardo che potrebbe piegare i cucchiaini. Per quanto faccia l’espressione cattiva, Cobolli non riesce a disinnescare la dolcezza degli occhi azzurri.
il ritiro di dimitrov
Jannik e Flavio ci rappresenteranno nei quarti, anche se ieri Sinner è stato a un passo dall’eliminazione. Sotto di due set, è passato grazie all’infortunio del bravissimo Dimitrov, falciato ancora una volta dalla sfortuna, a un passo dalla gloria. A 34 anni. Con la faccia nell’asciugamano, il bulgaro ha pianto lacrime così diverse da quelle versate nello scatolino della felicità.