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Così la variante Delta si è fatta strada nella superblindata Australia

L’ingresso del nuovo ceppo a Sydney attraverso un tassista (senza mascherina) che aveva prelevato un rimpatriato all’aeroporto. La sua diffusione favorita dalla maggiore contagiosità e i pochi vaccinati. Intanto il lockdown si estende quasi a livello nazionale

Da Sydney arrivano immagini di una città spettrale, strade deserte anche in pieno centro. Sembra di fare un tuffo nel passato, nelle nostre metropoli svuotate di un anno fa. Ma quanto sta accadendo nell’altro emisfero getta piuttosto uno squarcio sul futuro prossimo se dovesse dilagare la variante Delta del virus. «Stiamo entrando in una nuova fase di questa pandemia, una fase critica», ha avvertito il ministro delle Finanze australiano Josh Frydenberg.

L’Australia è stato uno dei Paesi che è riuscito a domare meglio la pandemia nelle prime due ondate ricorrendo prontamente a restrizioni e lockdown. Misure riproposte all’inizio di questa terza fase, dopo i primi 80 nuovi casi. Le limitazioni, partite a Sydney venerdì scorso sono state estese ieri a Darwin, Perth e Brisbane. Riguardano ormai 20 milioni di australiani, l’80% della popolazione. Nello stato di Sydney in due settimane i casi sono arrivati a 130, ma la premier locale, Gladys Berejiklian, ha avvertito: «Prepariamoci, i numeri cresceranno sensibilmente».

La variante Delta: contagi più veloci

Un’escalation annunciata, per due motivi. Innanzitutto Delta è più contagiosa. Le autorità sanitarie locali hanno definito i contagi «spaventosamente rapidi», possibili addirittura dopo un’esposizione di 5-10 secondi. Inquietano i risultati di uno studio condotto con i dati raccolti dalle telecamere a circuito chiuso in un centro commerciale di Sydney, prima del lockdown, scattato lo scorso weekend per due settimane. «Il virus è passato tra due persone che sono state nello stesso spazio per pochi secondi, senza nemmeno sfiorarsi» ha reso noto Lara Herrero della Griffith University.

Vaccinazioni a rilento

La strategia dell’isolamento non basta più, il baluardo più efficace contro il rafforzarsi del virus è il vaccino, ripetono i virologi. Ma in Australia non è immunizzato nemmeno il 5% degli abitanti, una delle peggiori perfomance tra i Paesi sviluppati. A gennaio l’obiettivo era di vaccinare la popolazione entro ottobre, ora si punta alla prima dose entro dicembre. Principali cause del ritardo: la difficoltà di approvvigionamento (la campagna puntava soprattutto su AstraZeneca) e la diffidenza dopo i casi di trombosi. Molti abitanti all’inizio non sentivano nemmeno la necessità del vaccino, sentendosi sufficientemente protetti dalla politica dei confini chiusi in un Paese che ha avuto solo poco più di 30 mila casi e 910 morti.

Il cambio di passo

Ora però il premier Scott Morrison ha annunciato un cambio di passo: finalmente la campagna si apre agli under-40 e il vaccino diventa obbligatorio per i lavoratori delle Rsa e dei Covid hotel (con prima dose entro settembre). Inoltre viene rimosso il limite dei 60 anni per ricevere AstraZeneca. «La variante Delta presenta nuove sfide rispetto a quelle affrontate in passato» ha detto preoccupato Morrison.

Così il virus è tornato in Australia

La nuova variante sta guadagnando terreno complice la sua maggior contagiosità e il basso numero di vaccinati. Ma come si è insinuata nella superblindata Australia?Il suo ingresso ha messo in evidenza alcune debolezze del sistema. Il paziente uno nel focolaio di Sydney per esempio è stato un autista 60enne che ha contratto il Covid da un australiano rimpatriato dall’estero, prelevato in aeroporto.

fonte alessandra moglia corriere.it

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