
La Processione dei Misteri di Valenzano
Nella calda luce del tramonto, le strade di Valenzano si animavano di una devozione antica. Era il Venerdì Santo, e come ogni anno, la cittadina pugliese si preparava a rivivere la solenne Processione dei Misteri, un rito che univa fede, arte e tradizione.
Le vie del centro erano gremite di persone, alcune in silenzio, altre bisbigliando preghiere. Le donne anziane, vestite di nero, reggevano tra le mani rosari consumati dal tempo, mentre i bambini, con gli occhi pieni di curiosità, cercavano di scorgere tra la folla i grandi “Misteri”, le statue che rappresentavano le tappe della Passione di Cristo.
Ad aprire la processione era il Cristo alla Colonna, scolpito nel legno scuro, il volto segnato dal dolore mentre i soldati romani lo flagellavano senza pietà. Dietro di lui, la Vergine Addolorata, con le mani giunte e lo sguardo rivolto al cielo, sembrava chiedere conforto per il figlio condannato.
Uno dopo l’altro, i gruppi statuari sfilavano lentamente, portati a spalla dai confratelli incappucciati, i cui passi cadenzati riecheggiavano sul selciato. C’era l’Ecce Homo, con Gesù coronato di spine e il mantello di porpora; la Caduta sotto la Croce, dove il Salvatore incespicava sotto il peso del legno; e infine il Cristo Morto, adagiato in un’urna di vetro, mentre la Madonna lo seguiva in un silenzio straziante.
Tra la folla, qualcuno si asciugava una lacrima, altri mormoravano litanie. I canti tradizionali si alzavano verso il cielo, accompagnati dal suono delle traglie, le pesanti strutture che sostenevano le statue, stridendo ad ogni movimento.
Mentre l’ultimo Mistero svaniva nella penombra, un senso di pace scendeva su Valenzano. La processione era finita, ma nel cuore della gente rimaneva vivo il ricordo di quel dolore sacro, che da secoli univa la comunità in un abbraccio di fede e memoria.
E così, sotto le stelle della Puglia, Valenzano si preparava a rinascere, nell’attesa della Resurrezione.