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Miscellanea

James Webb, la nuova scoperta: i JuMBO sono oggetti «che non dovrebbero esistere»

Il nome tecnico è Jupiter Mass Binary Objects, (oggetti di Giove di massa binaria), che è stato reso con l'acronimo JuMBO. Non è ancora chiaro come si siano formati

L’ultima scoperta dell’occhio spaziale del James Webb Telescope della Nasa si chiama juMBO, acronimo di Jupiter Mass Binary Objects. In pratica, degli oggetti grandi come dei pianeti, simili a Giove, che esistono a coppie. Si tratterebbe di una scoperta davvero importante quanto unica, perché scientificamente i juMBO (che sono stati scovati nella nebulosa di Orione) sono inspiegabili.

Che cosa sono i juMBO

Per ora sono 40 i juMBO catturati dai raggi infrarossi del James Webb.  La loro particolarità sta nel fatto che sono “accoppiati” e che non hanno alcuna stella di riferimento, ma vagano nell’universo vicini tra loro. «La fisica de gas suggerisce che non dovrebbero esistere oggetti che abbiano da solo la massa di Giove – ha spiegato alla BBC il professor Mark McCaughrean, uno degli scienziati che ha partecipato alla scoperta – E sappiamo che i singoli pianeti possono essere espulsi dai sistemi stellari. Ma come si fa a eliminare coppie di questi oggetti insieme? Non ho una risposta, è per i teorici».

 

James Webb, la nuova scoperta: i JuMBO sono oggetti "che non dovrebbero esistere"

Le immagini della Nasa

Le possibili spiegazioni

Come è stato possibile che questi oggetti si siano formati? Una spiegazione è che siano delle «quasi stelle», essendo cresciuti in una nebulosa dove la densità del materiale era insufficiente per creare un tale corpo celeste. In alternativa, potrebbero essere stati creati intorno a delle stelle per poi essere espulsi nello spazio vicino. «La seconda è la spiegazione più plausibile» ha spiegato ancora il professor McCaughrean.

Come è stata possibile la scoperta

Per arrivare a questa scoperta storica, il team della Nasa ha aggiunto informazioni già estratte dai telescopi più vecchi e le ha analizzate con le potentissime nuove lenti del James Webb. Mark J. McCaughrean e Samuel G. Pearson, i due scienziati che stanno lavorando al progetto, hanno scandagliato la nebulosa di Orione (chiamata in gergo tecnico M42) e l’area del cosiddetto Trapezio attraverso la camera NIRCam del telescopio per una settimana prima di arrivare a questa scoperta.

Fonte
CORRIERE.IT
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