Cultura

Il viaggio che ti cambia la vita

«CONTROVENTO, STORIE E VIAGGI CHE CAMBIANO LA VITA» DI FEDERICO PACE, EINAUDI

Tutto è cominciato dal primo viaggio dell’autore, che, da ragazzino, in un assolato pomeriggio d’Abruzzo, scappò  di casa e raggiungendo a piedi il paese vicino. La sensazione più forte di quell’esperienza fu la paura, racconta Federico Pace nel libro sui viaggi che cambiano la vita. E cita Camus: «il valore del viaggio è nella paura», non  il piacere, «ma quel renderci febbrili e porosi. Tanto che ogni minima emozione ci scuote fino al fondo dell’essere». Così un’ emozione maliarda può fare accadere cose imprevedibili.

La bolla creativa

Probabilmente ebbe anche un po’ di paura l’architetto brasiliano Oscar Niemeyer che, a metà della sua esistenza (morì a 105 anni), fu «invitato» dal presidente Kubitschek a raggiungere gli altipiani deserti, del  sertão, «dove la terra è rossa e tira un gran vento». Quel viaggio, che non avrebbe voluto fare, gli cambiò la vita. Fu così, infatti, che  diventò il creatore di Brasilia, «la città del futuro» lasciando tutti a bocca aperta.

L’ architetto, Charles-Edouard Jeanneret (Le Corbusier), si mise alla ricerca di silenzio e solitudine sul Monte Athos dove condivise con i monaci la semplicità e l’assoluto.  Al ritorno  approdò finalmente sull’isola della propria ispirazione con una nuova, tenace consapevolezza .

Marc Chagall: «Sopra la città (1914/1918)»  Esposizione «Come nella pittura, così nella poesia” – Mantova, 2019 – Fotografia di Irene Cabiati

Il viaggio quindi può fare esplodere la bolla della creatività. E’ capitato anche a Frida Khalo il cui tormentato itinerario, da Detroit a Coyoacán (Messico), fino al capezzale della madre malata, tracciò un segno fondamentale per una rinascita. C’è stato un viaggio di andata e ritorno pure per Chagall quando fu costretto dalla guerra a restare a Vitebsk, sua città natale da cui era fuggito. Negli anni del suo esilio a casa reagì benissimo coltivando, per amore, il proprio talento.

Dentro e fuori la follia umana

Per Anna Maria Ortese, una traversata in piroscafo, da bambina, fu un rito liberatorio. La famiglia tornava in Italia dopo alcuni anni in Libia: qui lei si sentiva annullata per le atmosfere fatte di notti stellate, silenzi e spazi sconfinati. Il viaggio la catapultò a Napoli dove sarebbe stata sommersa dall’umanità lacera e disperata con cui si è poi sapientemente confrontata.

«Thaitiennes sur la plage» di Paul Gauguin. Dal catalogo della mostra della Fondation Giannadda 1998  – fotografia di Irene Cabiati

Ha fatto il percorso inverso Gauguin che lasciò l’Europa nel 1891, ormai insofferente alla condizione di artista insoddisfatto. Navigò sulle rotte della conquista europea fino altra parte del mondo per trovare una risposta alle proprie inquietudini. Paradossale, pensava, cercare l’arcaico seguendo le orme di chi lo avevano distrutto.  Sulle isole polinesiane, lontano da tutti, si accese il fuoco che gli mancava e finalmente poté sentire il battito del cuore e scoprire, nel colore, una sorgente musicale per «l’occhio che ascolta».

ll volo di Josè

Agghiacciante  la storia di Josè Matada un giovane africano che si era nascosto nel vano delle ruote di un Boeing 747 in partenza da Luanda e diretto a Londra. Riuscì a sopravvivere al freddo e all’altitudine, ma quando, in fase di atterraggio, si aprirono gli sportelli delle ruote precipitò in una strada di Londra.

FONTE IRENE CABIATI LASTAMPA.IT

FOTO LA STAMPA.IT

Fonte
LASTAMPA.IT
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